Di balli, maledizioni e soffitte scure

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NonnaPapera!
CAT_IMG Posted on 16/9/2012, 15:58




Di balli, maledizioni e soffitte scure


Nella soffitta nera come la pece la vita scorreva anche quel pomeriggio uguale e monotona.
Gigì, Caroline e Raphael erano come al solito al loro posto, lì dove quindici anni prima erano stati adagiati e poi dimenticati. Con pazienza e diligenza prendevano polvere da molto tempo senza mai lamentarsi, aspettando che qualcosa… qualunque cosa, accadesse.
C’era Gigì, un bel cappellino di paglia ormai consunto - i cui fiori di decorazione avevano visto tempi migliori - che si lamentava e sbuffava sonoramente come suo solito, cercando appoggio e comprensione in Caroline.
Dal canto suo Caroline non ne voleva mai sapere di dare man forte alla coinquilina. A lei, un bel vestitino smanicato a fiori rossi, la musica suonata da Raphael piaceva un sacco… per non parlare della deliziosa brezza che, entrando dalla piccola finestrella -rotta da cinque anni- sul tetto, la faceva ondeggiare come se ballasse al tempo della musica.
Il violino come sempre suonava “Raggle taggle gipsy” in ricordo dei bei tempi andati, quando ancora era al servizio di uno zingaro dal cuore vagabondo e con le tasche bucate.
“Potresti suonare qualcosa di diverso?” domandò esasperata per l’ennesima volta Gigì.
Raphael finalmente si degnò di prestarle attenzione e, arricciando le corde, sbuffò rilasciando nell’aria un fischio lento e acuto.
“Cosa vorresti che suonassi?” chiese, cercando di rendersi disponibile.
“Non saprei… ma di certo qualcosa di più allegro, le tue melodie mi mettono sempre una gran malinconia” sbottò indispettita Gigì, cercando di scacciare dalla mente il ricordo dei giorni in cui era uno dei cappellini più invidiati di tutta Parigi.
“In effetti ha ragione lei… se avessi degli occhi piangerei bagnando tutto il mio bel cotone” mormorò Caroline continuando a ondeggiare al vento pur senza sottofondo musicale.
“Credevo che la mia musica ti piacesse” borbottò offeso Raphael alla volta di Caroline.
“Infatti, mi piace ma è sempre così triste” sospirò ripensando alle corse in mezzo ai campi di grano, quando ancora era il vestito preferito di una scatenata ragazzina di dodici anni.
“Come ve lo devo spiegare? Non è la musica che è triste… è colpa dell’incantesimo che mi venne fatto…”
“Sì si, ce lo avrai ripetuto centinaia di volte: la strega, la maledizione, la dannazione eterna e tutte quelle altre cose noiose” intervenne Gigì con voce scocciata.
“Io la trovo una storia molto interessante” mormorò Caroline con dolcezza.
“Sì, forse le prime trenta volte in cui ce là raccontata, ma ormai siamo a quota quattrocento sessantatré” ribatté Gigì caustica, dimenticando convenientemente le quattrocento novantasei volte in cui era stata lei a narrare agli altri le sue avventure parigine.
Raphael decise di non replicare. Lui non replicava mai e quel giorno non fece eccezione.
Nella soffitta scura, come se nulla fosse successo, “Raggle taggle gipsy” riprese a riempire l’aria, Caroline ricominciò a ballare mossa dal vento e Gigì ritornò a lamentarsi su qualunque cosa… tutti e tre in perenne, solitaria e infruttuosa attesa di qualche novità.
 
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